Stagionatura formaggi

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Stagionatura formaggi

AGRICOLTURA E PASTORIZIA

L’importanza che il secolare lavoro in miniera ha avuto per la vita dei valligiani di Gorno  ha fatto si che lo stesso abbia sempre meritato ampio spazio su libri e giornali ,facendo trascurare altre attività che non furono meno importanti per la vita del paese, quali la coltivazione della terra che con l’allevamento del bestiame, uniche atre fonti di guadagno.

Nel 1596 il capitano di Bergamo della Repubblica Veneta Giovanni da Lezze nel descrivere Bergamo e il suo territorio riporta che a Gorno c’erano 148 bovini, 16 muli e cavalli e 1300 pecore. Un altro esempio  lo si rileva da una statistica riferita all’anno 1811, quando i due comuni di Gorno ed Oneta erano aggregati, indicante la quantità di bestiame esistente nella Valle del Riso: Cavalli  14, asini 25, muli 34, bovi 14, vacche 280, capre 200, arieti 500, pecore 1690, suini 17 e 50 alveari; si produssero poi 1500 libbre di burro e 1600 di formaggio. Un’altra statistica datata 12 aprile 1815 segnalava che 13 pastori dei due comuni della Valle del Riso si trovavano, a seguito della transumanza, con le loro greggi, con un totale di 1410 pecore, “La maggior parte sul milanese e pavese ed uno solo di là del Ticino”.
Basti ricordare che nel 1831 a Gorno vi erano 354 mucche, dopo cent’anni nel 1930 ve n’erano 525, nel 1961 ben 604 e 521 nel 1970.      Era molto diffusa anche la pastorizia. Nel 1831 a Gorno c’erano 975 pecore e 93 capre; cent’anni dopo, nel 1930 le pecore erano poche , solo 47;  tornano ad aumentare nel 1961, quando erano 373.

Anche quando l’attività prevalente era quella del minatore si può affermare con certezza che spesso la seconda fosse quella dei lavori agricoli. Senza tornare indietro troppo nel tempo,  facendo riferimento al censimento del 1930, in Gorno esistevano 236 aziende agricole che occupavano 98 uomini e 61 donne, mentre 220 uomini e 207 donne si occupavano dell’agricoltura ma non come attività principale. Dopo trent’anni, nel 1961, le aziende agricole a conduzione diretta del coltivatore erano ancora 200 con 447 persone occupate.

Nel 1970 le aziende si erano già ridotte a 127.

Anche ai giorni nostri ci sono gornesi che  si dedicano a queste attività.

Pur di fronte ad un impoverimento della montagna qualcuno ancora resiste e andrebbe ringraziato per questo: la sua dedizione alle attività tradizionali dà ancora un senso ai nostri pascoli ed ai nostri monti.

AmerigoBaccanelli