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al XVIII secolo); la Serenissima aveva infatti conquistato nel 1428 la parte orientale della Lombardia, tra cui Bergamo e Brescia. Venezia in quegli anni sfruttò le miniere di zinco bergamasche per estrarre "calamine" e produrre ottone. L'accorta Repubblica non mancò di esportare tali minerali oltre i confini del suo territorio, in concorrenza con le analoghe produzioni orientali affluenti sul mercato di Costantinopoli. Il Savoia riferisce che taluni, riconoscendo caratteri dell'epoca in alcuni lumi metallici rinvenuti, ritenevano che coltivazioni fossero state fatte nel secolo XVII. Lavori antichi erano presenti sui contrafforti della Presolana, altri erano stati eseguiti presso Parre (miniera di M. Trevasco). Un gran numero di gallerie erano presenti nella miniera di Costa Jels in Val ddel Riso, dove pare che un tempo si estraesse principalmente la galena contenuta nella "Calamina". Altri lavori piuttosto importanti erano già stati condotti nel gruppo di miniere tra la Val Seriana e la Val Brembana. U. Savoia racconta: "specialmente in Vaccareggio, dove la montagna è franosa, si trovano continuamente antichi legnami, perlopiù di faggio, ben conservati perché coperti di argilla. Lo stesso autore riferisce che antiche gallerie erano presenti nella miniera di Dossena Gialla e nella miniara di S. Pietro d'Orzio e Dossena; egli ammetteva che con tutta probabilità tutti questi lavori erano stati abbandonati a partire dal secolo' XVIII. Il XIX secolo si aprì sotto il segno dell'avventura napoleonica. Nel 1810 il chimico Dony, belga, ottenne da Napoleone un brevetto per la produzione per via termica dello zinco metallico ed aprì una fabbrica a Liegi;. Origine di una delle più grandi imprese industriali dello zinco: la Vieille Montagne, costituita con tale nome nel 1837 e che sarà una delle principali Società protagoniste delle attività estrattive zincifere della Lombardia. I lavori attivi furono ripresi verso il 1860. Nel 1855, infatti, si era costituito in Bergamo una Società Montanistica che, forse allettata dal ritrovamento casuale di qualche pezzo di galena assieme ai minerali di zinco, aveva per obbiettivo la ricerca dell'argento. Pare addirittura che questo metallo fosse stato mostrato al pubblico sotto forma di pallini da caccia, introdotti di soppiatto e fusi in un forno che riscaldava minerali di zinco. Le analisi dei minerali, effettuate dall'Ing. Signorile di Genova, confermarono la totale assenza di argento. Lo stesso Signorile, inviato nel 1860 a dirigere l'Ufficio Montanistico di Bergamo, prospettò per contro, la possibile coltivazione della "Blenda". Nel 1868, un banchiere genovese, Mozzoni, ed uno francese, Garnier, inviarono l'avvocato Sileoni ad iniziare le ricerche per la " Blenda " . Questi ottenne dei permessi nei comuni di Gorno, Oneta ed Oltre il Colle; in seguito un capo minatore, Sig. Lanzi, venuto dalla Sardegna, richiamò l'attenzione anche sulla "Calamina". Tali ricerche si svolsero soprattutto nella Valle del Riso, nella zona della concessione Costa Jels. Nel 1870 i due banchieri fallirono ed il Sileoni, rimasto con scarsi mezzi finanziari, cedette tutto il minerale scavato ed i lavori attivi ad un inglese, tale Richardson. Col ricavato il Sileoni ed in seguito i suoi eredi intrapresero lavori di ricerca e nel 1877 scoprirono la miniera di Grina Golla Splazzi, che fu anch'essa ceduta al Richardson, che ne ottenne la concessione. Nel 1876 tuttavia un inglese, Francis, aveva iniziato dei lavori di ricerca e così pure un suo connazionale, Goudal Gibson, associato ai fratelli Modigliani (banchieri livorrnesi) avviava lavori attivi ed importanti scoprendo, nel 1877, le miniere di Monte Trevasco, Arera, Vaccareggio, Dossena Gialla e San Pietro d'Orzio. Successivamente, passato il periodo di grande ricerca dei metalli e di rialzo dei prezzi, dovuto alle conseguenze della guerra Franco-Prussiana del 1870 ed alle grandi costruzioni ferroviarie russe ed americane, subentrò un periodo di ribasso e di crisi che portò, nel 1882, al dissesto finanziario dei Modigliani-Gibson. Così in quell'anno le loro miniere divennero proprietà della Banca Romana, principale creditrice. Richardson, intanto, continuava l'attività nella Valle del Riso e sulla Presolana; la English Crown Spelter Company, della quale faceva parte il sopracitato Francis, rilevò nel 1884 le miniere Richardson e condusse l'esercizio delle miniere della Banca Romana. Nel 1888 si rese regolarmente affittuario di esse, di quella di S. Pietro d'Orzio e Dossena (scoperta da Riva nel 1879) e di Cespedosiom (Scoperta da Botticelli e Reinach nel 1885).
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