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VITA CONTADINA

VITA CONTADINAPopolare
Inviato dafabrycjxAltre foto da fabrycjx   CategoriaVita contadina    Ultima modifica19/8/2023 19:07    
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VITA CONTADINA: L'ALIMENTAZIONE



COSA MANGIAVANO I CONTADINI BERGAMASCHI UNA VOLTA?

Se provassimo a chiederlo a qualche ex mezzadro ci sentiremmo rispondere immancabilmente :
“Polenta! Polenta e ancora polenta!”.
Identica risposta otterremmo da un agricoltore della Val Seriana, dell’Isola tra il Brembo e l’Adda, da un salariato agricolo della pianura, che aveva diritto ad una parte del granoturco prodotto sul fondo in aggiunta alla retribuzione in denaro.
La polenta di granoturco fu l’elemento fondamentale della dieta quotidiana delle popolazioni rurali bergamasche.
Nella memoria popolare la polenta è la prima onnipresente componente della razione  alimentare giornaliera.
Polenta con il latte “allungato”, con i radicchi tagliati sottili e mezzo uovo lesso, con ogni genere di frutta e verdura, con le frittelle di mele cotte nello strutto, con i mirtilli delle abetaie alpine, addirittura, come proverbiale, “polenta e pica so”, polenta insaporita dal semplice contatto con un’aringa, “arench”, ma sempre, sostanzialmente, polenta.    

LA PREPARAZIONE DELLA POLENTA


La polenta di granoturco, così come essa è giunta sino a noi, risulta di semplice e abbastanza veloce preparazione; non occorre che un paiuolo, un bastone lungo 40/50cm leggermente ricurvo ed appiattito ad una estremità, acqua, farina gialla e sale. Esso, elemento determinante per ottenere una buona polenta, era un tempo un bene prezioso del quale spesso le classi popolari dovevano fare a meno. La polenta tradizionale era piuttosto soda e compatta. Nel paiuolo si pone acqua in proporzione alla quantità di polenta che si vuole ottenere, mediamente circa 4 l per un chilogrammo di farina, e la si sala; qualcuno lo fa subito, altri quando l’acqua sta per giungere ad ebollizione. Due cucchiai di sale bastano per una polenta ottenuta da 1 kg di farina. Quando il primo bollore si manifesta sulla superficie dell’acqua, con una mano si versa a pioggia la farina, mentre con l’altra si mescola rapidamente l’impasto ancora fluido col bastone. Con esso si rimesta quindi continuamente avendo cura di sollevare completamente dal fondo tutta la massa che progressivamente si addensa sino a formare un insieme omogeneo e coerente. La cottura necessaria in genere è di 45/50 minuti: quando viene raggiunta l’impasto si presenta sodo e compatto nel paiuolo. Allora la polenta si stacca facilmente dal fondo e dalle pareti, ormai completamente rivestite da una crosta croccante che i bambini un tempo si disputavano.

NON SOLO POLENTA

La polenta si accompagnava a qualsiasi pietanza: ai frutti di stagione, - con i fichi era particolarmente apprezzata *-, alle verdure fresche e cotte: cicorie, radicchi, erbette, spinaci, cavoli, cipolle, radici amare. La polenta eventualmente avanzata a mezzogiorno veniva consumata fredda la sera o la mattina seguente. La sera faceva frequente comparsa quella “brustulida”: polenta fredda, tagliata a fette e arrostita sulla graticola fino a che non si fosse formata sulla sua superficie una spessa crosta croccante. Per cena la si accompagnava con latte, vino, zuppa, minestra o verdura.
Talvolta, con la polenta appena scodellata dal paiuolo si preparava la “schisola” o “schiseta” o “chisol”, una schiacciata di polenta farcita con formaggio molle, abbrustolita anch’essa sulla graticola fino che il cacio risulti fuso all’interno e sulla superficie della polenta si sia formata una bella crosta. Era una prelibatezza riservata soprattutto ai bambini che facevano a gara per arrivare primi a cuocere sul camino la loro “schisola”.
La “polenta bollita” si preparava col latte e la polenta fredda tagliata a tocchetti poi involti nella farina di frumento. Questi venivano messi nel latte, quasi sempre allungato con acqua, salati e lasciati bollire per circa un quarto d’ora; ne risultava una minestra piuttosto densa, consumata di frequente, la sera, per la cena di tutta la famiglia.
Simile alla polenta bollita è la “polenta e latte” di ancor più semplice preparazione: nella scodella si pongono fettine sottili di polenta fredda, sopra la quale viene versato il latte ben caldo. La polenta fredda, sbriciolata e di nuovo impastata con farina di frumento, costituiva la materia prima di un tipo di gnocchi, cotti nel latte, chiamati in qualche località gnoch in del lac.
Diffusa nelle valli bergamasche era la polenta cunsada, della quale esistono diverse versioni, ma i cui componenti sono sempre essenzialmente polenta, formaggio, burro o panna. Anche quella “taragna” fa parte della famiglia delle polente conciate o pasticciate; piatti ricchi, da giorno di festa, polente da leccare anche il bastone che è servito per rimestarle, come recita questa bella filastrocca raccolta a Gandino:


In Valle Brembana la polenta cunsada qualcuno la preparava così: si cuoceva una polenta normale, piuttosto tenera; quando era cotta si scodellava sulla taera, si tagliava a fette; in una zuppiera si poneva uno strato di fette di  polenta e quindi uno strato di stracchino molle, poi ancora polenta e quindi stracchino. Su tutto si versava un po’ di panna cotta.
Anche la polt o pult risulta dall’incontro tra la polenta e il latte. È una polenta assai tenera ottenuta mescolando farina di granoturco e farina di frumento, ma anche solo con farina gialla; si cuoce in acqua o nel latticello. Durante la preparazione con della farina bianca bisogna dedicare molta attenzione alla
cottura per evitare la formazione dei grumi. I tempi di cottura sono analoghi a quelli della polenta, l’impasto però deve rimanere morbido sino alla fine. Allora lo si toglie con un mestolo dal paiuolo e lo si ripone nelle scodelle: sopra si versa latte freddo, ma qualcuno lo condiva con burro fuso e formaggio.
Un piatto povero ricordato da molti come il più caratteristico di una economia agricola ormai scomparsa, era il pulentì ‘n do l’öle, la polenta con olio di lino. L’olio si otteneva mediante spremitura della farina ottenuta dopo la macinazione dei semi nel frantoio. L’olio do lino era usato anche come combustibile per le lampade.
Ancora in montagna, soprattutto in Valle Brembana si diffuse la polenta taragna, confezionata con farina di granoturco, diversamente da quella valtellinese fatta utilizzando il grano saraceno.
La polenta taragna è piatto da giorno di festa, occasione di incontro conviviale

I CASONCELLI

La confezione dei casoncelli inizia, con la preparazione del ripieno, composto da pangrattato, formaggio, un cotechino tritato finemente, prezzemolo e aglio, e a volte un uovo e un poco di latte. Qualcuno fa soffriggere brevemente il cotechino con il prezzemolo e l’aglio prima di aggiungerlo all’impasto, che deve risultare abbastanza solido e coerente, cosicché sia possibile ridurlo a palline delle dimensioni di una biglia da bambini. Quelle palline di ripieno si posano una ad una sulla sfoglia di pasta, tirata piuttosto sottile con il mattarello e tagliata a cerchi per mezzo di un bicchiere capovolto. Si chiude il ripieno all’interno del cerchio di pasta, formando una specie di barchetta o di fiocco. Al  momento della cottura i casoncelli vengono tuffati in abbondante acqua calda, non ancora bollente e si lasciano cuocere per una mezz’ora, prima di condirli con burro fuso salvia e formaggio. Qualcuno aggiunge al condimento pancetta tagliata a cubetti.
Nelle grandi occasioni, ad esempio la festa del santo patrono del paese o un pranzo di nozze o di battesimo, si preparavano i casonsèi o ravioli.

“TE-EDÈI, FOIADE, BORFADÈI…”

Con la farina di frumento si preparavano i te-edèi, ossia i tagliolini, la tradizionale paste delle minestre di latte o di brodo. Si impastavano la farina con acqua tiepida, un pizzico di sale, a volte un uovo e si lavorava il tutto con cura; si spianava l’impasto col mattarello, e si tagliava a striscioline larghe meno di un centimetro e queste venivano tagliate a segmenti di 3-4 centimetri. Infine si lasciavano asciugare e poi le si infarinava, prima della cottura.
Parenti strette dei tagliolini sono le foiade; le lasagnette di forma quadrata preparate allo stesso modo dei te-edei, ma con pasta tagliata un po’ più sottile. Venivano cucinate come pasta asciutta e condite con un soffritto di lardo e di burro con salvia. Nel secolo scorso la pastasciutta era un piatto speciale, da grandi occasione. I borfadei sono invece una farinata ottenuta stemperando farina di frumento nel latte bollente, leggermente salato. Anche in questo caso il latte veniva spesso annacquato. Assai simili sono i fregaröi che si preparavano innaffiando leggermente di acqua o latte la farina bianca che sfregandole tra le mani in modo che formi grumi che poi si cuociono nel latte o nel latticiello. Un altro piato ormai tipico è costituito dai gnoch biscoc: una minestra asciutta, preparata con pane raffermo grattuggiato, formaggio e latte. Si otteneva un impasto tenero, si poneva a cucchiaiate nell’acqua bollente: l’impasto si rapprendeva e formava gnocchi che dopo pochi minuti di cottura si sgocciolavano e si condivano con burro e formaggio. Sinonimo di festa erano anche due altri piatti, tipici di carnevale: le frittelle di frutta e le salta sö, ossia le chiacchiere. Le prime si mangiavano spesso con una fetta di polenta. Si preparavano le frittelle con uva isabela appassita, con fichi secchi o con mele.
Dello zucchero naturalmente si faceva un uso moderato: esso aveva preso il posto del miele. Nei paesi della collina edella montagna apicoltori – contadini producevano miele e cera. All’inizio dell’ottocento si contavano 78 alveari a Parre, 120 a Clusone, 47 a Schilpario, 120 ad Ardesio.  


IL PANE DI PATATE

Nelle alte valli dove si coltivavano le patate su superfici abbastanza estese, si produceva in casa un pane ricavato da un impasto di farina e frumento e una quantità di pasta di patate, ottenuta da tuberi lessati, privati della buccia e schiacciati. Il gusto recente di trovare nei sapori le radici contadine ha fatto si che in qualche fornaio sia riapparso recentemente "il pane di patate" venduto come una specialità. Nel quinquennio 1879-1883 a Clusone i 4 ettari di terreno coltivati a patate davano un raccolto medio annuo di 91.75 quintali per ettaro.

Citazione:


WORLD MAYOR MARATHON Pietro Cinesi

WORLD MAYOR MARATHON Pietro CinesiPopolare
Inviato dafabrycjxAltre foto da fabrycjx   CategoriaSport    Ultima modifica15/5/2023 21:07    
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Oneta: Cinesi  Pietro classe 1956 (nella foto)
In silenzio si è fatto tutte le maratone più importanti nel mondo con tempi di tutto rispetto:
New York  2006 tempo 3h26m
Parigi        2007 tempo 3h18m
Atene       2007 tempo 3h21m
Pechino     2008 tempo 3h05m
Boston      2008 tempo 3h17m
Berlino      2009 tempo 3h06m
Londra      2009 tempo 3h08m
Chicago     2010 tempo 3h13m
Barcellona  2010 tempo 3h03m
Jerusalem  2011 tempo 3h14m
Marrakech  2012 tempo 3h09m
Roma        2012 tempo 3h35m
Budapest  2012 tempo 3h09m primo di categoria
Toscana    2012 L'eroica running 65 km tempo 6 ore 28 minuti
Tokio        2013 tempo 3h14m (piu info)
Roma        2013 tempo 3h20m
Maratona del cielo skyrunning 2013 tempo 6 ore 54 minuti
Desert Run 2013 tempo 5h14m
Valtellina wine trail 2013 tempo 4h59m 44Km
Maratona Vodafon Malta 2014 tempo 3h12m 47° assoluto 2° di categoria
Roma          2014 tempo 3h14m
Catania: Super maratona dell'Etna 2014
da 0 a 3000 metri  tempo 5h18 m 21° assoluto 2° di categoria

Svizzera 2014 Jungfrau marathon
corsa in montagna tempo 4h45m53s
Istambul       2014 tempo 3h21m
Roma           2015 tempo 3h08m
Amsterdam   2015 tempo 3h07m
Firenze         2015 tempo 3h03m56s
Siviglia          2016 tempo 3h02m58s
Roma           2016 tempo 3h09m01s
New York      2016 tempo 3h15m28s
Dubai           2017 tempo 3h23m57s
Roma           2017 tempo 3h06m59s
Maratona delo Stelvio 2017 tempo 5h36m 30s
Valencia        2017 tempo 3h19m18s
brunello crossing Montalcino 44 Km 2018  5h18m28s
Roma           2018 tempo 3h24m55s
Cracovia        2018 tempo 3h25m32s
Bucarest       2018 tempo 3h18m52s
Dublino        2019 tempo 3h29m57s
ReggioEmilia  2019 tempo 3h18m39s
Petra desert 2021 tempo 4h38m28s
Roma          2021tempo  3h41m12s
Gran Canaria Masplonas 2021tempo3h50m30s
Roma          2022 tempo  3h40m44s
Helsinki      2022  tempo 3h40m41s
Lisbona       2022 tempo 3h40m28s
Lanzarote    2022  tempo 3h37m32s (primo di categoria)
Roma           2023  tempo 3h30m28s
Copenaghen 2023 tempo 3h25m45s


CERTIFICAZIONE WORLD MAYOR MARATHON



Dott. Casimiro Ceroni

Dott. Casimiro CeroniPopolare
Inviato dafabrycjxAltre foto da fabrycjx   CategoriaPersonaggi    Ultima modifica8/5/2023 11:05    
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Gorno
Come non ricordare il nostro caro dottor Casimiro Ceroni.
Originario di Oltre il Colle venne da giovane a Gorno per esercitare la professione di medico condotto, si fece aprezzare subito per la sua disponibilità.
A quei tempi la Valle del Riso era per lo più asservita da mulattiere e il nostro medico aveva anticipato i tempi, atrezzandosi con una moto a uso fuoristrada con cui raggiungeva anche i casolari sui monti; a causa di ciò ebbe alcuni infortuni per questi interventi.
Di notte o di giorno e a tutte le ore il nostro dottore rispondeva alle chiamate dei valligiani.
Come poi non ricordare la sua abilità nel togliere i denti, per questo venivano spesso anche dai paesi limitrofi.
Grazie dott. Ceroni per l'opera che hai svolto.
Il dott. Ceroni su:
inVal del Riso luglio 1979

In Val del riso N°6 Giugno 1991

In ricordo su:
In Val del Riso n°1 Aprile 2001

Citazione:
fabrycjx 2012

Giro della Valle del Riso in E Byke

Giro della Valle del Riso in E BykePopolare
Inviato dafabrycjxAltre foto da fabrycjx   CategoriaPUBBLICAZIONI    Ultima modifica8/5/2023 10:25    
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Giro della Val del Riso

Iinerari in mountain byke

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Don Domenico Avogadro

Don Domenico AvogadroPopolare
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Don Domenico Avogadro

Nativo di Serina, dopo l'ordinazione sacerdotale nel 1953 è coadiutore parrocchiale di Gorno. Nel 1960 diviene parroco di Zorzone
Nel 1972 è parroco di Presezzo
Nell'87 parroco a Valtrighe di Mapello
Parroco emerito di Valtrighe di Mapello.
Muore a Serina nel febbraio 2012 all'età di 81 anni

In Val del Riso aprile 2012


Citazione:
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Suor Germana Cabrini

Suor Germana CabriniPopolare
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Suor Germana Cabrini

Ordine delle Ancelle di Gesù Bambino
Da:

In Val del Riso N°6 giugno 1987

In Val del Riso N°4 dicembre1999


Citazione:
Periodico In Val del Riso

ONETA VIAGGIO NEL TEMPO

ONETA VIAGGIO NEL TEMPOPopolare
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Autore: Angelo Dallagrassa (1998)

In Val del Riso ottobre 1998

sistema bibliotecario

Citazione:
fabrycjx2017

Suor Emmanuela Maria

Suor Emmanuela MariaPopolare
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Suor. Emmanuela Maria è nata a Gorno (Bg) il 24/12/1924 ed ha fatto professione religiosa
presso le Figlie della Sapienza a Bergamo il 2/2/1947
Buona parte della sua vita religiosa l 'ha trascorsa a Genova nel servizio di Capo sala e nella Direzione della Scuola per Infermieri Professionali dell'Ospedale Galliera. Successivamente, dal 1980, è stata a Torino nella Casa provinciale a servizio del gruppo Figlie della
Sapienza italiane.

In Val del Riso N°8 Ottobre 1997
       




Citazione:
In Val del riso N°8 Ottobre 1997

Suor Marcella Borlini

Suor Marcella BorliniPopolare
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Suor Marcella Borlini
Originara di Chignolo d'Oneta

In Val del Riso 0ttobre 1997

In Val del Riso N°155 luglio 2015

Citazione:
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Don Giovanni Luigi Ricuperati

Don Giovanni Luigi RicuperatiPopolare
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Don Giovanni Luigi Ricuperati

nato a Cantoni d'Oneta in Valle del Riso nel 1886.
Fu ordinato sacerdote nel 1911 e il giorno 11 giugno celebrò solennemente la sua prima Messa
Coadiutore parrocchialeprima ad Azzone e poi a Pezzolo in Valle di Scalve.
Nel 1916 fu incaricato come Vicario della Parrocchia di Valcanale e sulla fine del 1917 rientrò accanto a don Brignoli come suo
coadiutore rimanendovi fino a quando nel luglio del 1920 gli venne affidata la parrocchia di Oltre il Colle in Val Serina.
A Oltre il Colle don Luigi diede il meglio della sua vita sacerdotale e vi rimase ben 23 anni quando fu trasferito parroco a Barzana tra le colline di Almenno, nel 1943. Morì a Barzana nel 1955 e la sua salma, per sua precisa volontà, venne trasportata e sepolta a Oltre il Colle.

In Val del riso N°6 Giugno 1997
                 
In Val del Riso n°141 dicembre 2011


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periodico In Val del Riso



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